giovedì 28 novembre 2013
SALVIAMO L'ICT
12 dicembre 2013, sciopero generale di 8 ore
TELECOMUNICAZIONI, INSTALLAZIONI TELEFONICHE, INFORMATICA, ELETTRONICA, MICROELETTRONICA
L'Italia, rispetto agli obiettivi dell'agenda digitale europea, è fanalino di coda. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un vero declino delle telecomunicazioni
italiane ed europee:
- La maggioranza relativa del principale gruppo italiano di telecomunicazioni, Telecom Italia, è oggi in mani spagnole. Telefonica ha 45 miliardi
di debiti finanziari, addirittura più di Telecom Italia che ne ha 28.
- La Alcatel Lucent oggi propone un piano di tagli, lo shift plan, che prevederebbe il licenziamento di 15.000 addetti, circa 600 in Italia.
- La Nokia Solution Networks ha visto un mancato accordo sul licenziamento collettivo di 226 lavoratori.
- L'Italtel ha presento un piano di ulteriori esuberi per il 2014.
- Le installazioni telefoniche sono in una crisi profonda a causa del continuo abbattimento dei prezzi nel settore e al meccanismo infernale
delle gare al massimo ribasso e dei cambi appalto senza clausola sociale.
Nel settore dell’informatica i problemi sono:
- scarsità di investimenti;
- gare al massimo ribasso e cambi d’appalto;
- ritardo nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione.
Anche per l'elettronica e la microelettronica ci sono novità negative. La scorsa settimana il presidente del Consiglio ha annunciato di voler
cedere e privatizzare quote di partecipazioni pubbliche di alcune aziende per ridurre il debito pubblico: tra queste anche la St Microelectronics.
L'altra grande azienda di microelettronica, la Micron, ha annunciato tagli in tutto il mondo. Nell’elettronica sono in corso pesanti processi di ristrutturazione.
CHE FARE DI FRONTE A QUESTO SCENARIO ?
La Fiom-Cgil ha indetto una settimana di mobilitazione a dicembre da concludersi a Roma a Palazzo Chigi il 12 dicembre.
LA FIOm-CgIL HA DECISO DI mObILITARSI:
PER riunificare le lotte in corso in tutto il settore metalmeccanico per la difesa del lavoro;
PER il blocco dei licenziamenti;
PER una nuova politica industriale e di investimenti anche attraverso l’intervento pubblico nel
nostro Paese;
CONTRO le privatizzazioni e i piani di cessione per il rifinanziamento ed estensione degli ammortizzatori
sociali e dei contratti di solidarietà;
A SOSTEGNO della piattaforma del settore ICT
Per questi motivi si proclamano otto ore di sciopero per tutto il settore ICT
per giovedì 12 dicembre con manifestazione a Roma davanti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
PROPOSTE DELLA FIOM CGIL SUL COMPARTO DELL'ICT
Incentivare il «backshoring»
Il governo deve favorire il ritorno in patria di attività produttive precedentemente delocalizzate. Questo tipo
di politica sta interessando gli Stati Uniti, dove ad esempio il colosso della tecnologia Apple ha riportato parte
della produzione di hardware.
dare soluzione al problema di Telecom Italia
Telecom Italia possiede il controllo sull’unica infrastruttura di rete a larga banda realmente generalista esistente
in Italia, centrale per lo sviluppo economico, la modernizzazione e la competitività del paese. Sono in gioco
il pluralismo dell’informazione e della comunicazione, la sicurezza dei dati; insomma, una quota rilevante di
democrazia. Per queste ragioni, la vicenda di Telecom Italia travalica gli aspetti meramente aziendali e diventa
questione di interesse generale, che si può relizzare garantendo:
- un servizio universale che consenta l'eliminazione del digital divide;
- neutralità della rete, ovvero un pari accesso alla rete.
Come?
- Riportando la rete sotto il controllo pubblico;
- separando il soggetto che detiene la proprietà della rete a larga banda dai soggetti che la utilizzano per
trasmettere contenuti e servizi.
È necessario varare al più presto nuove norme che regolino le offerte pubbliche di acquisto.
rapida attuazione dell'agenda digitale italiana
Attraverso l’uso di fondi infrastrutturali europei, l’Italia dovrebbe avere risorse da mettere sul settore dai 3 ai
5 miliardi entro il 2017, articolati tra il livello nazionale e regionale. In Italia i fondi europei per lo sviluppo e
la coesione nel nostro paese sono spesi poco e male. Dobbiamo investire sulla capacità di programmazione e
progettazione.
Per le installazioni telefoniche
- Nelle gare applicare il principio dell'offerta economicamente vantaggiosa e non del massimo ribasso
che sta uccidendo la qualità dei progetti, la professionalità dei lavoratori e non favorisce l'innovazione
- Clausola sociale. Introdurre nella legislazione quanto previsto in Gran Bretagna, Germania e Francia:
la successione nell’appalto esige l’applicazione delle garanzie previste per il trasferimento d’azienda: i lavoratori
seguono il lavoro e vengono mantenuti i livelli retributivi.
- Lotta all'illegalità: estensione dei controlli.
Piattaforma Information and Communication Technology
Informatica:
- Ridurre i tempi di pagamento della pubblica amministrazione centrale e locale.
- Conoscere le offerte e mercato del software (anagrafe dei prodotti e osservatorio permanente).
- Incentivare la nascita di un'industria per il software di sistema.
- Riqualificare le aziende esistenti.
- Incentivare l'accorciamento delle filiere, spesso troppo lunghe e strutturate sull'abbattimento dei costi.
Avere nello stesso progetto 10, 15 aziende serve ad abbattere i costi sulle spalle dei lavoratori. Nella pubblica
amministrazione questo si traduce in rapporti opachi e clientele su alcune forniture.
- Sostenere le politiche di prodotto favorendo:
- differenziazione;
- premi per sviluppi innovativi;
- incentivi per commercio elettronico;
- il finanziamento delle idee;
- la promozione di nuove competenze e talenti creativi.
- Innovare i servizi:
- servizi per mercato globale;
- nuove tecnologia per i servizi (interoperabilità, open data).
- Spezzare l'oligopolio e organizzare la domanda (ruolo Authority nazionali e regionali).
Per la ricerca e sviluppo:
- Promuovere l’innovazione dei corsi di studio e dei programmi di ricerca;
- sostenere la ricerca e sviluppo, anche nella forma del credito d'imposta.
Per la microelettronica e l'elettronica:
- No al piano di privatizzazioni del governo dovrebbero coinvolgere anche St Microelectronics. Il governo,
come azionista di riferimento, dovrebbe invece confermare attraverso azioni concrete il carattere strategico
che la microelettronica ha per il Paese, attivandosi per mantenere in parità l’assetto azionario con la parte
francese.
- L’Italia deve seguire la strategia europea per l’elettronica e la microelettronica aumentando gli investimenti,
utilizzando anche i fondi europei, al fine di raggiungere il raddoppio della produzione in Italia.
novembre 2013
Piattaforma Information and Communication Technology
25 NOVEMBRE 2013
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
UN PICCOLO MOMENTO D’INSIEME NELLA SEDE DI POMEZIA
Non vogliamo indirizzare a tutte e tutti un comunicato pieno di dati, statistiche o numeri che non “parlano”.
Siamo consapevoli che tutti stiamo assistendo ad un aumento diffuso di violenze verso le donne che stanno facendo retrocedere, ogni giorno, il nostro paese nella scala dei paesi cosiddetti civili.
Oggi in tutta Italia si terranno iniziative per partecipare a questa giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Oggi in molti posti di lavoro le donne realizzeranno piccoli gesti per non tacere difronte alle tante violenze quotidiane.
Per questo chiediamo a tutte le lavoratrici HP ES ed HP Energy di riunirci tutte alle ore 14,30 nel piazzale della sede di Pomezia per essere insieme, in un piccolo momento assolutamente simbolico che però vuole “gridare” un enorme BASTA a tutti gli episodi che stanno avvenendo nel nostro paese contro le donne.
Con la consapevolezza che è un gesto piccolo, molto piccolo, ma che vuole arrivare a tutti per rappresentare la nostra consapevolezza che ognuna di noi può essere la vittima di domani, che la violenza sulla donna è una violenza sulla società civile intera e per dare forza a tutte le donne direttamente colpite a partire dall’ultima quattordicenne violentata da un branco di ragazzi nella provincia di Bari.
Per non restare ferme, per denunciare, per lottare ogni momento possibile.
Le delegate RSU HP ES Roma Pomezia
martedì 3 settembre 2013
UNA LEGGE DI STABILITÀ PER L’OCCUPAZIONE E LA CRESCITA
Documento Confindustria, Cgil, Cisl e Uil
Genova, 2 settembre 2013
In questi giorni sono in fase di definizione i provvedimenti conseguenza degli accordi politici che hanno dato vita all'attuale Governo.
Oggi la governabilità è un valore da difendere, perchè vuol dire stabilità, condizione determinante per riavviare un ciclo positivo della nostra società. Essa però assume un significato concreto solo se genera adesso soluzioni ai problemi reali del Paese, delle imprese e del lavoro. Le iniziative promosse in questi giorni per assicurarla hanno però sottratto per la loro realizzazione risorse che sarebbero state meglio impiegate per misure più efficaci per il rilancio delle imprese e il sostegno dei lavoratori.
Il Governo ha più volte dichiarato l'intenzione di uscire dalla crisi puntando sul ruolo dell’industria e sul lavoro. È questo l’obiettivo su cui far convergere l’azione di Governo e delle parti sociali per la crescita in coerenza con gli insegnamenti derivati dalla crisi finanziaria e con gli indirizzi e gli orientamenti elaborati anche in sede di Unione Europea.
Da adesso, quindi, ci aspettiamo iniziative governative sostanziali, coerenti con le intenzioni più volte dichiarate e utili a rimettere al centro la scommessa della crescita.
La centralità dell’industria e del lavoro quale snodo attorno al quale costruire il rilancio deve passare per una nuova e più efficace articolazione delle politiche fiscali e industriali, con l'obiettivo della crescita e in un'ottica di redistribuzione del reddito, e per una riflessione sull'assetto istituzionale in chiave di maggiore efficienza della PA e di effettiva razionalizzazione della spesa pubblica.
Sono queste le priorità su cui chiediamo un impegno preciso al Governo nei prossimi mesi, a partire dalla legge di stabilità, che andranno declinate attraverso un confronto permanente con le forze sociali, con al centro delle politiche economiche il tema della crescita e dello sviluppo industriale per rilanciare l’occupazione e ridare fiducia al paese in un quadro di accordo sulle scelte strategiche di medio-lungo periodo.
Politiche fiscali
Per tornare a creare lavoro e benessere e per restituire una prospettiva alle giovani generazioni, a corollario di una nuova strategia di politica industriale, il fisco assume un ruolo chiave.
Un fisco esoso, complesso e incerto, che non guarda alle attività lavorative e alla competitività delle imprese, soffoca la crescita. E poca crescita significa disoccupazione, scarsa produttività, povertà.
Gli interventi di politica fiscale capaci di promuovere tali obiettivi sono chiari da tempo.
Occorre innanzitutto un sistema fiscale efficiente, semplice, trasparente e certo, con poche e stabili scadenze, non ostile all’attività di impresa e alla creazione di lavoro e che non scoraggi le scelte degli investitori. Un fisco stabile, che non complichi la vita ai contribuenti onesti, è il presupposto essenziale per restituire attrattività al Paese ed è un obiettivo improcrastinabile, perché a costo zero per le finanze pubbliche. Per queste ragioni sosteniamo i provvedimenti volti ad ammodernare, dare certezza e stabilità al
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sistema fiscale - tra i quali la delega fiscale e il DDL di semplificazione fiscale - e ne auspichiamo una approvazione e attuazione in tempi rapidi.
Occorre ridurre il carico fiscale su lavoro e imprese, per aumentare il reddito disponibile delle persone e riequilibrare la tassazione sui fattori produttivi. Per questo:
va ridotto il prelievo sui redditi da lavoro - esigenza non più rinviabile, soprattutto per ragioni di equità e di redistribuzione del reddito - attraverso le detrazioni per lavoratori e pensionati, così da aumentare il reddito disponibile e rilanciare i consumi;
• va eliminata la componente lavoro dalla base imponibile IRAP, così da favorire e non penalizzare, come accade oggi, le imprese che assumono e investono in capitale umano, e ripensata la tassazione dei beni immobili dell'impresa che siano strumentali all'attività produttiva;
• vanno rese strutturali le attuali misure sperimentali di detassazione e decontribuzione per l'incremento della produttività del lavoro.
Bisogna continuare la lotta all'evasione fiscale e approvare un provvedimento legislativo che destini alla riduzione delle tasse quanto recuperato ogni anno.
Infine, per concorrere efficacemente in mercati globali sempre più esigenti e competitivi, occorre utilizzare la leva fiscale per rilanciare gli investimenti produttivi e il rinnovo tecnologico delle imprese, nonché il loro rafforzamento patrimoniale.
Politiche industriali
I numerosi tavoli di confronto aperti al Ministero dello Sviluppo Economico sono stati in questi anni lo specchio delle difficoltà che stanno caratterizzando il nostro sistema industriale.
Per affrontare in modo organico e coordinato le diverse situazioni di crisi occorre istituire una cabina di regia nazionale sulla crisi d’impresa che preveda la partecipazione del Governo, di tutte le forze sociali e degli altri soggetti coinvolti (principalmente il sistema delle banche e l’amministrazione fiscale) con il compito di individuare strumenti e soluzioni adeguate alla drammaticità della situazione.
Sul piano più diretto delle politiche industriali dovranno essere poste al centro dell’azione del Governo e della parti sociali quattro questioni strategiche per il futuro dell’industria italiana:
1. il rafforzamento degli investimenti nell’innovazione a 360 gradi, per affrontare e vincere la competizione globale, attraverso:
• l'introduzione di una misura stabile ed automatica di agevolazione fiscale (anche nella forma del credito d’imposta) per gli investimenti delle imprese in ricerca e sviluppo;
• una strategia moderna e coerente con Horizon 2020 di ricerca e sviluppo per le imprese;
• la definizione di un meccanismo di garanzia pubblica per favorire la partecipazione del sistema finanziario al finanziamento di grandi progetti di innovazione industriale realizzati da filiere o reti di imprese;
• la rapida attuazione dell’Agenda digitale italiana.
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2. lo sviluppo della green economy, per garantire un rapporto equilibrato tra attività produttive / tutela della salute e dell’ambiente e crescita di nuove attività economiche, attraverso:
• la definizione di un piano strutturale di sostegno all’efficienza energetica e allo sviluppo delle rinnovabili in grado di valorizzare le potenzialità industriali e le competenze del sistema produttivo italiano;
• la definizione di un piano nazionale di intervento sulle bonifiche dei siti di interesse nazionale nella logica di favorire il riuso del territorio a fini industriali e produttivi;
• interventi per il consolidamento e lo sviluppo delle filiere produttive collegate al recupero e al riciclo di materie prime da rifiuti.
3. la creazione di una nuova finanza per lo sviluppo, per favorire una maggiore capitalizzazione delle imprese e il rilancio degli investimenti produttivi, attraverso:
• il rafforzamento dei meccanismi di detassazione degli utili reinvestiti a partire dall’ACE;
• il rafforzamento dei meccanismi di sostegno all’accesso al credito da parte delle imprese;
• l'istituzione di un nuovo fondo per la ristrutturazione industriale con la partecipazione della CDP e di altre istituzioni finanziarie per la realizzazione di interventi temporanei nel capitale di rischio di imprese in difficoltà, ma con potenzialità di sviluppo.
4. la riduzione del costo dell’energia, per il miglioramento della competitività delle imprese nel contesto europeo e globale, attraverso:
• lo sviluppo delle infrastrutture energetiche con la razionalizzazione degli assetti decisionali per l’autorizzazione di infrastrutture energetiche in un'ottica nazionale e di integrazione con gli altri mercati europei e globali;
• la riduzione delle componenti parafiscali della bolletta attraverso una rimodulazione temporale degli incentivi pagati dagli utenti;
• la resa strutturale della convergenza dei prezzi del gas italiani e internazionali attraverso lo sbottigliamento delle principali infrastrutture di interconnessione;
• la revisione delle modalità di funzionamento del mercato elettrico coordinando in modo efficiente la produzione di energia da fonti rinnovabili e da fonti termiche convenzionali che manterranno un ruolo essenziale per lo sviluppo manifatturiero.
Revisione degli assetti istituzionali ed efficienza della spesa pubblica
Le complicazioni normative, i ritardi procedurali, le inefficienze delle amministrazioni pubbliche costituiscono un peso insostenibile per cittadini e imprese ed incidono negativamente sulla spesa pubblica, determinando sprechi di risorse, che potrebbero essere più utilmente impiegate in iniziative a favore della crescita.
Per questo é urgente intervenire, in via prioritaria, attraverso:
la revisione del Titolo V della Costituzione, per restituire allo Stato la possibilità di intervenire unitariamente su alcune materie di interesse generale, come la semplificazione, le infrastrutture, l’energia, le comunicazioni, il commercio estero. Conseguentemente vanno rivisti i livelli istituzionali
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creando enti dimensionati ai nuovi compiti e in grado di gestire con efficienza le funzioni attribuite. Questo significa abolire le Province, aumentare la soglia dimensionale dei piccoli Comuni, istituire le Città metropolitane e, coerentemente, ridurre drasticamente il numero dei componenti degli Organi elettivi a tutti i livelli di Governo;
una seria politica di revisione della spesa pubblica per garantire servizi di qualità a cittadini e imprese. Una spending review diversa rispetto a quella finora attuata, non più basata su una logica di tagli lineari, che hanno colpito indistintamente tutti gli enti, quelli virtuosi e quelli inefficienti, rischiando cosi' non solo di non eliminare le inefficienze, ma di ridurre l’efficienza di quelle parti della PA virtuosa, e scaricando i tagli su aumenti di tariffe e imposte locali.
Occorre ora svolgere un’analisi selettiva della spesa pubblica a tutti i livelli di governo, coinvolgendo la revisione delle funzioni svolte dalle amministrazioni centrali e da quelle decentrate, riducendo i costi impropri della politica e definendo i “costi standard”, che vanno attuati rapidamente come metodo di finanziamento delle amministrazioni pubbliche.
Tutto ciò va realizzato in un quadro di riforma della PA e dell'erogazione dei servizi pubblici.
La Fiom rientra in fabbrica dalla porta principale
"La Fiom rientra in fabbrica dalla porta principale. Ora la Fiat rimuova tutte le discriminazioni e si affronti il vero nodo: il futuro produttivo e occupazionale del Gruppo in Italia"
Maurizio Landini, Segretario generale della Fiom-Cgil, ha rilasciato la seguente dichiarazione.
“A tre anni dalla firma dell'accordo che l'aveva esclusa, la Fiom rientra in fabbrica dalla porta principale, grazie alla sentenza della Corte Costituzionale e all'impegno dei nostri delegati, dei nostri iscritti e del nostro collegio difensivo.”
“La scelta della Direzione aziendale di accettare la nomina delle Rsa della Fiom Cgil è dettata dalla sentenza della Corte Costituzionale sull'articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori.”
“Ora, sempre come previsto dalla sentenza della Consulta, ci aspettiamo anche il riconoscimento dei diritti sindacali, a partire dalla possibilità di convocare le assemblee, alla riapertura delle salette sindacali che la Fiat ha chiuso dopo la firma del contratto separato, fino al riconoscimento delle ore di permesso sindacale. Cosa non scontata visto che l'Azienda, anche laddove costretta dai Tribunali a riconoscere il ruolo delle Rsa Fiom, le ha comunque discriminate non concedendo le stesse agibilità delle altre organizzazioni sindacali. Un esempio su tutti: in tutte le consultazioni sindacali che hanno riguardato la crisi industriale, il futuro occupazionale e l'utilizzo della Cassa integrazione, l'Azienda ha discriminato la Fiom e i suoi delegati in quanto prima ha incontrato e raggiunto accordi con le organizzazioni sindacali firmatarie del Ccsl e, solo in un secondo momento, ha comunicato alla Fiom le decisioni già assunte.”
“Che in questo Paese ci sia bisogno di una legge sulla rappresentanza, la Fiom lo sostiene da tempo. Infatti, tre anni fa abbiamo raccolto le firme e presentato in Parlamento una legge di iniziativa popolare su questo tema. Ma la Fiat non può, per l'ennesima volta, vincolare le Istituzioni democratiche del nostro Paese legando il mantenimento della produzione in Italia ad una legge che le aggrada.”
“Torniamo a chiedere quello che già abbiamo chiesto durante l'incontro di agosto: ovvero che in tutto il Gruppo vengano ripristinate normali e corrette relazioni industriali e che già a settembre si tenga un incontro che affronti il nodo del futuro industriale e occupazionale della Fiat in Italia.”
Fiom-Cgil/Ufficio stampa
Roma, 2 settembre 2013
giovedì 1 agosto 2013
La Corte di Cassazione dichiara illegittimo il licenziamento di Barozzino, Lamorte e Pignatelli da parte di Fiat
"In questi anni, Giovanni, Antonio e Marco, hanno resistito a una campagna diffamatoria e, nonostante tutto, chiedevano di poter rientrare sul proprio posto di lavoro, oggi la Corte gli dà ragione: in tanti hanno un debito nei loro confronti. Per la Fiom, la conferma che la scelta di difendere le libertà costituzionali dei lavoratori è possibile grazie al coraggio dei nostri iscritti."Maurizio Landini
Roma, 31 luglio 2013
martedì 30 luglio 2013
LA FIOM SIGLA L'IPOTESI D'INTESA, LA PAROLA PASSA ORA AI LAVORATORI
E' stata siglata ieri sera l'ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto nazionale Unionmeccanica-
Confapi, che interessa circa 400mila addetti e riguarda 38mila piccole e medie imprese del settore
metalmeccanico.
L'ipotesi di accordo, frutto di una trattativa unitaria, è stata sottoscritta solo dalla Fiom-Cgil; Fim e
Uilm si sono riservate di decidere successivamente.
Per la prima volta, nell'ipotesi di accordo, le parti hanno stabilito che la validità dell'intesa è legata
al voto certificato, tramite referendum, dei lavoratori interessati. Alla luce di questo fatto, la Fiom
intende, dal 26 di agosto al 25 settembre, indire le assemblee e il referendum, che a nostro giudizio
sarebbe utile che si svolgessero con un carattere unitario e con il rispetto dell'esito del voto dei
lavoratori.
Nello specifico l'ipotesi di accordo prevede un aumento di 136 euro mensili, di cui 131 euro sui
minimi tabellari e 5 euro per il diritto alle prestazioni della bilateralità, ottenuto con il recepimento
nel CCNL degli accordi sottoscritti tra Cgil Cisl e Uil e Confapi.
L'ipotesi di accordo decorre dal 1 giugno 2013 con scadenza al 31 ottobre 2016; i 131 euro di
incremento riparametrato al 5° livello sui minimi tabellari sono così ripartiti: 35 dal 1 giugno 2013,
45 dal 1 giugno 2014, 51 dal 1 giugno 2015.
Inoltre viene incrementato a 485 euro annui l'elemento perequativo per i lavoratori non coperti
dalla contrattazione aziendale.
Viene confermata l'attuale normativa sia in materia di trattamento economico dei primi tre giorni
di malattia, che per gli orari di lavoro per i quali rimane in capo alla RSU il diritto alla contrattazione
con l'incremento delle ore annue di flessibilità da 64 a 72.
Il contratto delle Pmi metalmeccaniche introduce per la prima volta un sistema concordato di
bilateralità che - attraverso il recepimento degli accordi interconfederali firmati da Cgil, Cisl e Uil e
Confapi - estende le tutele dei lavoratori in materia di welfare contrattuale, integrando la
retribuzione e la normativa prevista dal contratto, quali in fondo di sostegno al reddito, la
formazione, la sicurezza e l'apprendistato.
Questa ipotesi di accordo – come nel rinnovo sottoscritto a fine maggio con le imprese cooperative
- conferma che la Fiom firma le intese quando queste non prevedono scambi impropri,
confermano il ruolo contrattuale delle RSU in materia di orari, non introducono deroghe sulla
decorrenza degli incrementi salariali e mantengono il pieno trattamento economico dei primi tre
giorni di malattia.
La delegazione trattante della Fiom Cgil valuta positivamente l'ipotesi di accordo raggiunta dopo
una trattativa svolta con tutte le organizzazioni sindacali, coerentemente con quanto stabilito dal
Comitato Centrale.
Ora la parola passa ai lavoratori, gli unici titolati a decidere sui contratti che li riguardano.
FIOM-CGIL NAZIONALE
Roma, 30 luglio 2013
grave comportamento della Regione Lazio
Nell’incontro di ieri sulla proroga della CIGS all’Unità Sottogruppi Lastratura della Fiat di Cassino
la Fiom Cgil non è stata ammessa ad effettuare l’esame congiunto previsto dalle procedure della
proroga della Cigs stessa.
La cosa più grave è che questo ruolo invece di farlo svolgere alla Fiat lo ha svolto la Regione Lazio,
infatti la richiesta alla Fiom Cgil di lasciare la sala dell’incontro è stata fatta dalla Regione dicendo
che seguiva le indicazioni della Fiat.
Ci saremmo aspettati che lo facesse la Fiat con il Capo del Personale della Fiat di Cassino presente,
seduto in sala e che non ha proferito parola.
Il fatto è ancor più grave perchè compiuto da una Istituzione con una subalternità politica alla Fiat
dietro l’alibi di procedure amministrative.
E’ stato impedito alla Fiom Cgil di partecipare, come dice la legge, all’esame congiunto con tutte le
organizzazioni sindacali così come peraltro richiesto dalla Fiom stessa in mattinata, con richieste
formali , alla Fiat e alla Regione stessa che convoca gli incontri.
Già c’era stato un precedente un anno fa quando la Fiom, che aveva reiteratamente richiesto
l’incontro non era stata neanche convocata dalla Regione Lazio.
Nella giornata di ieri la Fiat ha comunicato di essere disponibile ad effettuare solo una informativa
aziendale in quanto l’esame congiunto lo aveva appena concluso con le altre organizzazioni
sindacali raggiungendo un accordo.
In un incontro di appena 35 minuti hanno, con le altre organizzazioni sindacali, fatto l’esame
congiunto, hanno definito i criteri di rotazione, le modalità di effettauzione della Cigs,
l’anticipazione salariale, altro che spider man !
La Fiom Cgil ha dichiarato:
- di ritenere illegittima tutta la procedura effettuata e conseguentemente il verbale di accordo
sottoscritto con le altre organizzazioni sindacali
- di non essere disponibile ad effettuare una semplice informativa aziendale al posto dell’esame
congiunto su cui era stato appena firmato un accordo che escludeva la Fiom stessa.
La Fiat con i suoi comportamenti ignora la sentenza della Corte Costituzionale e le Istituzioni
non battono un colpo.
Non siamo di fronte a “fatti amministrativi” ma ad una discriminazione nei confronti di una
organizzazione maggiormente rappresentativa.
La Fiom Cgil chiede quindi un incontro alla Presidenza della Regione Lazio per i chiarimenti
necessari.
Roma 30 luglio 2013
giovedì 25 luglio 2013
Corte Costituzionale:i lavoratori hanno diritto di avere diritti
La Corte Costituzionale, il 23 luglio, ha scritto una sentenza storica dando
completamente ragione alla denuncia di incostituzionalità della scelta della
direzione aziendale della Fiat di cancellare la libertà delle lavoratrici e dei lavoratori
di poter essere iscritti, di poter eleggere i propri rappresentanti, di poter tenere le
assemblee, di poter negoziare la propria prestazione lavorativa.
La Corte Costituzionale ha stabilito che i diritti individuali e collettivi dei lavoratori
non derivano dalla firma delle intese con le imprese. Il diritto alla rappresentatività
e alla negoziazione, è esclusivamente dei lavoratori e delle lavoratrici e da essa
deriva la rappresentatività delle organizzazioni sindacali. I diritti sindacali non sono
un premio, come ha sostenuto la Fiat, che le imprese concedono solo alle
organizzazioni sindacali “consonanti”.
La verità è che la Fiat e le organizzazioni sindacali firmatarie hanno definito
un’intesa con l'obiettivo di escludere e, quindi, cancellare le organizzazioni sindacali
che non hanno ceduto al ricatto.
La suprema Corte ha ribadito che la nostra Costituzione vieta alle imprese di
decidere chi rappresenta i lavoratori.
La Fiat negli ultimi anni ha violato la Costituzione: siamo potuti giungere alla
sentenza della Corte solo grazie alla resistenza dei metalmeccanici della Fiom-Cgil,
che hanno riaffermato un diritto valido per tutte le lavoratrici e per tutti i lavoratori:
quello ad essere liberi da ogni ricatto nella
contrattazione.
La Fiom rientra negli stabilimenti del gruppo Fiat per
tornare a contrattare e negoziare il futuro industriale e
occupazionale, le condizioni di lavoro, il salario e
l'orario.
La Fiom-Cgil chiede che la direzione aziendale della
Fiat applichi la sentenza della suprema Corte e dei
Tribunali italiani, per permettere una nuova stagione di
relazioni industriali, a partire dalla salvaguardia
dell'occupazione.
www.fiom.cgil.it
venerdì 12 luglio 2013
La Costituzione rientra in fiat
La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima l'esclusione della Fiom-Cgil operata
dalla Direzione aziendale negli stabilimenti Fiat. E’ importante la ragione che la
suprema Corte ha individuato: la partecipazione della Fiom alla trattativa. La verità
ha la testa dura. Tutte le bugie per le quali sarebbe stata la Fiom ad abbandonare la
trattativa sono cancellate.
Questa sentenza, che riporta nelle fabbriche la Costituzione, è fondamentale per
tutti i lavoratori sottoposti alle pressioni e ai ricatti. In questi anni iscritti e delegati
della Fiom-Cgil hanno resistito ed è innanzitutto merito loro, grazie anche alla
riuscita dello sciopero e della manifestazione della sola Fiom-Cgil del 28 giugno, se
oggi è riconosciuto il diritto dei lavoratori a negoziare e contrattare in tutti gli
stabilimenti Fiat.
Libertà conquistata dopo anni di durissima crisi e unilateralismo aziendale. Libertà
per tutti i sindacati di dire di no ai ricatti. Ora la Fiat dismetta una guerra inutile e
dannosa alla democrazia costituzionale del nostro Paese. Applichi le sentenze e non
impedisca alle lavoratrici e ai lavoratori di esser liberi di scegliere il proprio
sindacato, alle delegate e ai delegati il diritto di esserlo e ai sindacati, a partire
dalla Fiom, di esercitare il diritto di assemblea e tutti gli altri diritti sanciti dallo
Statuto dei lavoratori.
E’ ora il tempo che il Parlamento faccia una legge sulla rappresentanza che
garantisca il voto democratico delle lavoratici e dei lavoratori e la rappresentanza
proporzionale fra le organizzazioni sindacali. E’ ora il
tempo che venga abolito l’abominio giuridico
dell’articolo 8 che permette le deroghe ai contratti e
alle leggi.
Chiediamo al Governo di convocare urgentemente un
tavolo nazionale con la presenza della Fiat, per
discutere il piano industriale e gli investimenti utili a
garantire la salvaguardia dell’occupazione in tutti gli
stabilimenti.
3 luglio 2013 FIOM NAZIONALE
giovedì 27 giugno 2013
ASSEMBLEA DELLE DELEGATE E DEI DELEGATI DELL'ICT
VERSO LA MOBILITAZIONE NAZIONALE DEL SETTORE
L'ACCORDO HP ES: UNA GRANDE VITTORIA
Il 24 giugno si è svolta l'assemblea Fiom delle delegate e dei delegati dell'Ict. Erano presenti Rsu
delle aziende di installazioni telefoniche, telecomunicazioni, informatica e aziende inhouse Ict.
Alla discussione hanno partecipato anche la Cgil e l'Slc perchè la filiera dell'Ict vede una grande
frammentazione e l'applicazione di almeno tre contratti: quello metalmeccanico, quello delle
telecomunicazioni, quello del commercio. Per questo è necessario coordinarci maggiormente come
categorie e confederazione in un settore in grave crisi che nei prossimi mesi verrà investito da
numerosi cambiamenti: la separazione e societarizzazione della rete di Telecom Italia e i progetti
che stanno partendo per il conseguimento degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana. Occorre una
discussione tra categorie per valutare l'impatto di queste novità e avere la capacità di fare una
nostra proposta, soprattutto rispetto alle vicende della rete di telecomunicazioni. Tutta la filiera è
in gioco e tutti devono poter dire la loro nel momento in cui si sta assumendo una decisione storica
dalla privatizzazione di Telecom Italia in poi. La Cgil e l'Slc si sono dichiarate disponibili a fare
questa discussione. La Cgil, inoltre, insieme a Cisl e Uil, ha chiesto al Presidente del Consiglio Enrico
Letta un incontro per una valutazione dello stato di attuazione di Agenda Digitale.
Durante l'assemblea sono intervenuti numerosi delegate e delegate che hanno descritto la fase
complicatissima che sta attraversando un settore strategico del paese. Aziende come Alcatel
Lucent, Nokia Siemens, Italtel, Sirti e Ibm sono solo alcune delle vertenze del comparto.
Per questo l'assemblea è da considerarsi un primo momento di discussione di un percorso che
vuole arrivare, in autunno, ad una mobilitazione nazionale di tutto l'Ict.
Di seguito una bozza di piattaforma rivendicativa sulle questioni relative alla politica industriale:
1. La rete deve tornare pubblica per dare a tutti pari accesso a una rete a larga banda;
2. Servono regole diverse per gli appalti che favoriscano la buona occupazione attraverso
l'utilizzo di clausole di salvaguardia occupazionale in caso di cambio appalto e il
superamento delle gare al massimo ribasso a favore del principio dell’offerta
economicamente più vantaggiosa;
3. Rispetto all'Agenda digitale deve essere chiaro quanti saranno gli investimenti, per quali
attività, per quale occupazione;
Abbiamo inoltre bisogno di:
4. Conoscere le offerte e mercato del software (anagrafe dei prodotti e osservatorio
permanente);
5. Promuovere innovazione dei corsi di studio e dei programmi di ricerca, sostenere la ricerca
e sviluppo;
6. Incentivare la nascita di un'industria per il software di sistema;
7. Incentivare il near e il back shoring;
8. Riqualificare le aziende esistenti;
9. Sostenere le politiche di prodotto favorendo:
◦ Differenziazione;
◦ Premi per sviluppi innovativi;
◦ Incentivi per commercio elettronico;
◦ Finanziare le idee;
◦ Promuovere nuove competenze e talenti creativi;
10. Innovare i servizi
◦ Servizi per mercato globale;
◦ Nuove tecnologia per i servizi (interoperabilità, open data);
11. Spezzare l'oligopolio e organizzare la domanda (ruolo Autority nazionali e regionali);
12. Incentivare l'accorciamento delle filiere, spesso troppo lunghe e strutturate
sull'abbattimento dei costi. Avere nello stesso progetto 10, 15 aziende serve
esclusivamente ad abbattere i costi sulle spalle dei lavoratori. Nella PA questo si traduce in
rapporti opachi e clientele su alcune forniture;
13. Nelle gare pubbliche applicare il principio dell'offerta economicamente vantaggiosa e non
del massimo ribasso che sta uccidendo la qualità dei progetti, la professionalità dei
lavoratori e non favorisce l'innovazione;
14. Riequilibrio rapporto con i fornitori (tempi di pagamento).
I territori e le Rsu sono invitati ad aprire una discussione sulla piattaforma, anche all'interno di
assemblee territoriali di delegate e delegate dell'Ict. A settembre si svolgerà una nuova assemblea per definire la
piattaforma e decidere i successivi passaggi per arrivare ad una giornata di mobilitazione,
possibilmente unitaria. E' stato importante e positivo che il 25 giugno sia riuscito lo sciopero di 4
ore, con presidio davanti alla Regione Lombardia, proclamato dalla Fiom e dalla Uilm a Milano e in
Brianza per chiedere politiche di rilancio del settore.
Per quanto riguarda la carta rivendicativa si deve andare avanti. In Hp Es la Fiom e il
coordinamento nazionale della Rsu Fiom hanno firmato un accordo importantissimo che deve fare
da apripista per tutti gli altri coordinamenti dei grandi gruppi del settore. Ci auguriamo che nelle
prossime settimane arrivino altri accordi importanti sulla carta carta rivendicativa in aziende
dell'Ict.
Fiom-Cgil nazionale
Roma, 26 giugno 2013
lunedì 10 giugno 2013
Nota sulla riunione del 3 giugno sull'ICT
Il 3 giugno si è svolta a Roma una riunione con le strutture territoriali della Fiom sulle problematiche relative al settore Ict (installazioni telefoniche, telecomunicazioni e informatica) e sulla necessità di aprire una vertenza nazionale.
Alla riunione ha partecipato anche Rosario Strazzullo della Cgil nazionale, responsabile delle reti e del terziario.
Molti territori, oltre a denunciare una situazione di crisi profondissima delle aziende con ripercussioni negative sull'occupazione, hanno evidenziato l'esigenza di un confronto rispetto alla novità dello scorporo della rete di Telecom Italia che sicuramente produrrà un impatto in tutta la filiera. Come consideriamo quest'operazione? Quali sono i rischi o le opportunità? Che ruolo avrà il soggetto pubblico? Ci sono indubbiamente tante incognite e tanti rischi di cui dobbiamo ragionare in maniera approfondita. Abbiamo chiesto quindi alla Cgil di aprire una discussione anche nella confederazione insieme all'Slc che sarebbe sicuramente utile al fine di trovare una posizione condivisa. La Fiom è sempre stata a favore della pubblicizzazione delle rete di telecomunicazioni, è quindi evidente che in un momento di transizione come questo è opportuno che rilanciamo l'idea della necessità di un controllo pubblico di un'infrastruttura strategica per il paese.
Altro tema di cui si è discusso è l'Agenda Digitale, che al momento non sta dando i risultati sperati. Alcuni accordi sono stati sottoscritti al Ministero dello Sviluppo Economico nei mesi scorsi proprio a fronte dell'impegno assunto dal governo rispetto agli investimenti sull'Agenda digitale. Oggi alcune aziende molto importanti, soprattutto quelle che producono apparati e servizi per le Tlc, rischiano di scomparire o di essere fortemente ridimensionate a causa dell'assenza di investimenti e del mancato mantenimento degli impegni assunti dal Mise.
Alla fine della riunione si è deciso di convocare un'assemblea delle delegate e dei delegati di tutto il settore ICT per avviare una grande vertenza nazionale che abbia al centro le politiche di intervento pubblico di sostegno all’innovazione, di risanamento e di rilancio dell’Ict.
Nell'assemblea, che si terrà il 24 giugno a Roma, discuteremo la piattaforma per la difesa e il rilancio dell’Ict da presentare a tutti i nostri interlocutori, Governo in primis.
Nella piattaforma vorremmo includere anche una proposta sulle società regionali Ict inhouse, oggi fortemente a rischio a causa della spending review.
Come Fim Fiom e Uilm abbiamo già chiesto un incontro al Ministro dello Sviluppo Economico per iniziare un confronto sulle politiche industriali per il comparto, sullo scorporo della rete Telecom e sull'Agenda Digitale. Proprio oggi siamo stati convocati per il 18 giugno dal viceministro Antonio Catricalà (richiesta e convocazione in allegato).
Il 24 giugno si discuterà anche di come proseguire il confronto con il governo se il primo incontro del 18 darà un esito positivo.
FIOM NAZIONALE
mercoledì 15 maggio 2013
Diritto al lavoro, all'istruzione, alla salute, al reddito, alla cittadinanza, per la giustizia sociale e la democrazia
Sabato 18 maggio i metalmeccanici si mobilitano e scendono in piazza a Roma perché cinque anni fa con il governo Berlusconi ci avevano detto che la crisi non c'era, era passeggera, addirittura superata.
Negli ultimi due anni col governo Monti, visto che la crisi non si poteva più negare, si è passati a un uso della crisi per legittimare le politiche di austerità in tutta Europa.
La scelta di non intervenire sulle cause ha determinato che il 10% della popolazione ha il 50% della ricchezza: i responsabili hanno quindi continuato ad aumentare le proprie rendite. Inoltre le banche hanno ridotto il credito e investito in titoli spazzatura e la Confindustria ha puntato sulla cancellazione dei diritti e la riduzione del salario.
Risultato?
Hanno cancellato l'articolo 18, derogato ai contratti e alle leggi, tagliato la spesa sociale, chiuso ospedali e per 9 milioni di persone non è più garantito il diritto alla salute, chiuso scuole e università, posticipate e ridotte le pensioni. Hanno addirittura provato a generare una guerra tra inoccupati, disoccupati e precari, giovani e non, donne e uomini.
L'Italia continua a essere il paese con la massima evasione fiscale e la minore tassazione delle rendite finanziarie mentre attraverso le politiche fiscali hanno continuato a spremere pensionati e lavoratori dipendenti.
I risultati di questa scelta sono: licenziamenti, aumento delle disuguaglianze sociali, impoverimento e inaccessibilità al lavoro.
Questa condizione di solitudine ha addirittura portato persone a togliersi la vita.
Adesso Basta! Non vogliamo più essere divisi e ricattati, è il momento di cambiare
Il 18, a Roma, manifestiamo per:
- riconquistare il diritto del e nel lavoro;
- la riconversione ecologica del nostro sistema industriale per valorizzare i beni comuni acqua, aria e terra;
- un piano straordinario d'investimenti pubblici e privati e il blocco dei licenziamenti anche attraverso l'incentivazione della riduzione dell'orario con i contratti di solidarietà e l'estensione della cassa integrazione;
- un contratto nazionale che tuteli i diritti di tutte le forme di lavoro con una legge sulla democrazia che faccia sempre votare e decidere i lavoratori;
- un reddito per una piena cittadinanza di inoccupati, disoccupati e studenti;
- fare in modo che la scuola, l'università e la sanità siano pubbliche e per tutti;
- combattere le mafie e la criminalità organizzata che si sono infiltrate sia nella finanza che nell'economia;
- la rivalutazione delle pensioni e per un sistema pensionistico che riconosca la diversità tra i lavori;
- un'Europa fondata sui diritti sociali e contrattuali, su un sistema fiscale condiviso e sul diritto di cittadinanza e sulla democrazia delle istituzioni.
Per queste ragioni ci rivolgiamo a tutte le donne, gli uomini, i giovani, i precari, i disoccupati, i migranti, i pensionati, perché noi operaie, operai, impiegate e impiegati metalmeccanici, come voi, vogliamo una democrazia che ci permetta di partecipare e decidere del nostro futuro.
tutti in piazza
nel confermarvi l'appuntamento per il 18 maggio alle ore 9.30 davanti al Museo Nazionale Romano - altezza Via Terme di Diocleziano - dove troverete il nostro striscione, vi aggiorniamo sul percorso della manifestazione : piazza della Repubblica, via Cavour,piazza dell’Esquilino, via Liberiana, piazza Santa Maria Maggiore, via Merulana, largo Brancaccio, via Merulana, viale Manzoni, viale E. Filiberto per concludere il suo percorso in piazza San Giovanni dove si terrà il comizio finale.Vi aspettiamo numerosi.
Fraterni saluti
FIOM CGIL ROMA SUD
lunedì 13 maggio 2013
Coordinamento installazioni telefoniche fiom roma sud
Lunedì 6 Maggio si è riunito il coordinamento delle installazioni di roma sud al quale erano presenti le R.S.U. di tutte le aziende del territorio, Tina Balì della Cgil Roma e Lazio e Francesca Re David della Fiom del Lazio.
In questa riunione è emerso il fatto che tutte le aziende che lavorano in questo settore sono in crisi e per questo tutte hanno procedure di cassa integrazione o vertenze in atto a modificare a ribasso i vari contratti integrativi, cosa che contrasta con gli investimenti sulla larga banda e la nuova tecnologia mobile chiamata LTE. Vista la situazione che si è andata a determinare grazie alle gare al massimo ribasso(argomento che interessa tutti i lavoratori italiani non solo i presenti)fatte da Telecom, Fastweb per la rete fissa e Wind per la rete mobile ha determinato la richiesta da parte delle R.S.U. a Cgil e Fiom del Lazio ad attivarsi per mettere su due tavoli di confronto e cioè: alla Cgil uno con Slc in quanto l'accordo sull'occupazione di Telecom prevede una internalizzazione delle attività in fibra ottica dell'85% atto che determinerà sicuramente ulteriori esuberi nel settore degli appalti già in netta crisi; alla Fiom Lazio un invito a sollecitare alla Fiom nazionale una nuova riunione del coordinamento delle installazioni telefoniche nazionale visto che le situazioni dei lavoratori del comparto sono similari e che è giusto provare ad unirle in una sola vertenza per avere più forza per cercare di modificarle.La R.S.U. sottolineano situazioni che li riguardano come lavoratori e come cittadini italiani cioè lo scorporo della rete da parte della Telecom che sta già dialogando con il nuovo ministro dello sviluppo economico Zanonato e la sicurezza dei dati in rete legato alle scelte economiche delle aziende appaltatrici che guardano solo al massimo risparmio tralasciando questioni importanti come la precarietà e la sicurezza sul lavoro.
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